Sogno vocabolari perduti che possano esprimere alcune delle cose che non possiamo più dire.
(Jack Gilbert – I dialetti dimenticati del cuore)
(immagine dal web)
The Forgotten Dialect Of The Heart
How astonishing it is that language can almost mean,
and frightening that it does not quite. Love, we say,
God, we say, Rome and Michiko, we write, and the words
get it all wrong. We say bread and it means according
to which nation. French has no word for home,
and we have no word for strict pleasure. A people
in northern India is dying out because their ancient
tongue has no words for endearment. I dream of lost
vocabularies that might express some of what
we no longer can. Maybe the Etruscan texts would
finally explain why the couples on their tombs
are smiling. And maybe not. When the thousands
of mysterious Sumerian tablets were translated,
they seemed to be business records. But what if they
are poems or psalms? My joy is the same as twelve
Ethiopian goats standing silent in the morning light.
O Lord, thou art slabs of salt and ingots of copper,
as grand as ripe barley lithe under the wind’s labor.
Her breasts are six white oxen loaded with bolts
of long-fibered Egyptian cotton. My love is a hundred
pitchers of honey. Shiploads of thuya are what
my body wants to say to your body. Giraffes are this
desire in the dark. Perhaps the spiral Minoan script
is not laguage but a map. What we feel most has
no name but amber, archers, cinnamon, horses, and birds.
Jack Gilbert
Non c’è molto altro da aggiungere a questa meravigliosa interpretazione del senso del linguaggio e della comunicazione, se non citare un altro illuminato pensatore, stavolta della cultura italiana:
Come possiamo intenderci se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e il valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro?
(Luigi Pirandello)
Da qui si deduce che ogni possibile comunicazione a significato univoco è per sua natura impossibile? E come possono due persone allora arrivare a comprendersi davvero e fare in modo che la visione delle cose sia univoca o almeno rivolta nella medesima direzione?
Davvero siamo destinati all’incomprensione, come non sapremo mai il motivo vero del ‘sorriso delle coppie di statue sulle tombe etrusche’?
Che la strada giusta sia quella di abbandonare le parole?
Recuperare altre forme di linguaggio…ma quali? come?
È un problema vecchio quanto l’umana incomprensione, cioè dura da sempre. Non credo che ci sia una risposta, secondo me anche l’arte viene interpretata dal fruitore in base al suo vissuto, esperienze, cultura, stato di benessere…
Tuttavia ci sono parole che si prestano poco e nulla alla molteplicità di significati e interpretazioni e sono quelle che rispecchiano fonemi antichi quanto la parola, fondamentalmente uguali in tutte le lingua e del mondo (mamma è un ottimo esempio.) Sono fonemi facili da pronunciare, legati quindi ai bisogni primari dell’uomo (essere nutrito, scaldato, salvato dalle fiere.) Che dire? semplificazione, forse?
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Semplificazione forse…e tornare ad affidarsi alle sensazioni…
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E’ il grande equivoco della vita e Pirandello ne è il suo più grande interprete. Questo problema io lo racchiudo sempre in una frase: “Io sono responsabile di ciò che dico, ma non lo sono di quello che voi capite” 😉
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Ottimo aforisma! Mi sa che te lo rubo! 🙂
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Ti cedo volentieri la liberatoria… 😉
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😀
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L’incomunicabilità è una delle caratteristiche dei rapporti sociali delle civiltà avanzate, perché l’enorme e ridondante babele dei linguaggi e la velocità e quantità delle informazioni, non consentono la necessaria attenzione ai fattori della comunicazione, ai modi e agli strumenti mediante i quali si forma e si esplica il processo comunicativo. Ciò avviene non in un arricchimento di coscienza, ma in uno smarrimento emotivo, nella dispersione del processo relazionale. Interessante argomento che richiederebbe molte adeguate riflessioni multisciplinari.
Un caro saluto. Marisa
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Grazie del tuo prezioso commento…hai ragione, la riflessione dovrebbe essere molto lunga su questo tema, senza peraltro venirne a capo…suppongo… Un abbraccio!
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No, la strada giusta è riflettere prima rispondere o giudicare. Rimuovere un po’ noi stessi dal centro. Possiamo migliorare…
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Rimuovere noi stessi dal centro…forse hai ragione… Un abbraccio!
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sordo e muto sono felici con i loro canti gesti … !!!
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