(immagine personale)
In genere ci viene detto che nella vita abbiamo una scelta tra due sole strade: lottare con tutte le nostre forze per arrivare in cima e per avere successo, o riunirci all’esercito dei ‘nessuno’. Invece esiste una terza via, amico, puoi farti da parte e cominciare ad essere la persone che vuoi essere. Non sei obbligato a fare il loro gioco: sono gli altri che hanno bisogno di te non tu di loro.
Vivo da sempre, tranne brevi o disastrose parentesi, nella “ridente cittadina” di M., un luogo che odio e amo al tempo stesso, dal quale anelo la fuga ogni momento e al quale mi faccio irrimediabilmente legare, di giorno in giorno, di anno in anno, di vita in vita.
La vecchia stradina sopraelevata esiste da sempre nella mia memoria, la pista ciclabile risale invece a tempi più recenti, di cui comunque non ricordo la precisa collocazione temporale. Non ricordo quindi nemmeno cosa ci fosse prima della costruzione della pista ciclabile, ma da quando esiste la pista ciclabile quel cancello è sempre stato lì, statuario, fisso nella sua insensatezza, e la pista ciclabile si divide incontrandolo, passando alla sua destra e alla sua sinistra, piegandosi, quasi in senso di rispetto, alla sua presenza.
Segna un confine, testimonia un antico passaggio tra un dentro e un fuori, tra un ‘di qua’ e un ‘di la’…
Le due corsie della pista ciclabile sono un bivio, puoi andare a destra o a sinistra del cancello, devi scegliere da che parte andare… metaforicamente diventano la via giusta e la via sbagliata, la strada nota e la strada ignota, diventano il bianco e il nero, il vero e il falso.
Ma cosa c’è dentro al cancello?
Se fosse un passaggio in altre dimensioni? Un binario 9 e 3/4 verso un altrove altro dal codice binario delle scelte?
E se il cancello fosse la via della fantasia, del gioco, delle possibilità, delle intuizioni, dell’amore, della follia, dell’irrazionalità, della magia, della meraviglia, dei sensi, del rischio, se fosse tutto quello che sta nel mezzo tra il giusto e lo sbagliato, tra il bianco e il nero, tutto il possibile, tutto l’immaginabile, tutto quello che non è ma potrebbe essere?
E’ sempre socchiuso quel cancello…chissà perchè…
Un’emozionante riflessione Elena! Chissà, potrebbe essere l’accesso alla tana del bianconiglio o il binario 9¾ della stazione di Londra… Oppure dopo quel cancello, ci sono solo sogni. Un abbraccio, Piero 🙂
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questo più che un cancello sembra un monumento, o un resto archeologico che qualcuno ha voluto conservare come segno simbolico di antiche appartenenze. Ciao!
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Ciao Alice! Ti ho nominato qui. Spero non ti dispiaccia
https://trentadueperle.wordpress.com/2015/10/26/un-tag-al-giorno-storia-di-un-blog/
Buona giornata =)
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Un luogo di confine e di scelte forse, dove ogni scelta è quella giusta 🙂
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Potrebbe essere tutto quello che suggerisci tu… il cancello che ci porta “magicamente” dentro di noi e ci instrada nella scelta di una vita in sintonia con quello che siamo veramente 🙂
Complimenti per l’articolo, davvero bello lo spunto del cancello!
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