Un corso di scrittura creativa tenuto dall’amico scrittore Antonio Viciani.
Un esercizio di descrizione di un interno.
Un esperimento creativo che apro a tutte le persone che leggono queste mie righe strampalate…
Come prosegue? Me lo dite voi?
Mettete i vostri spunti creativi nei commenti, io sceglierò quello che mi piace di più e andremo avanti tutti insieme… Vi va di giocare?
“La stanza era buia in cima alla scalinata di marmo.
Alice ancora non aveva cambiato la lampadina, fulminata ormai da troppo tempo, ma la scala a pioli, che le avrebbe consentito di arrivare al soffitto, era troppo pesante da portare giù dalla soffitta. E lei era stanca. E sola.
Sì affacciò all’uscio, e la lama di luce che arrivava dal corridoio le fece vedere nell’ombra il profilo del letto spartano e la piccola coperta celeste su cui se ne stava il gatto, che la usava placido adesso, dopo che il tempo aveva reso quel fazzoletto di lana celeste inutile ad avvolgere il corpicino del suo cucciolo d’uomo.
Nell’angolo buio lontano, un riflesso illuminava l’occhio vitreo del piccolo orso di peluche, abbandonato laggiù da molte lune ormai.
Una foto appesa al muro stringeva due corpi in un abbraccio usato.
Alice sospirò.
Anche stasera suo figlio non sarebbe tornato.“
Almeno così pensava, fin che sentì bussare alla porta, e il cuore e ripartito col suo solito battito, non sapeva ancora chi c’era, però aspettava…
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Bello! chi sta arrivando? dammi un personaggio 😉
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Devo pensare, tu chi faresti arrivare?
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il postino…con una lettera…antica…
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Se posso ribloggo volentieri
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Certo che sì!!! E suggerisci! Giochiamo, dai!
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L’ha ribloggato su ilperdilibrie ha commentato:
…per chi si vuole cimentare in questa simpatica sfida su come proseguire… clickate sotto.
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Qualche anno fa, di tanto in tanto passava a dare una carezza al gatto e a portare un regalo a lei, ma adesso, fuori dal Paese, rientrava di rado, per le feste comandate.
Come sempre il senso di vuoto dato dal nido abbandonato, le stringeva un po’ il cuore, ma del resto è così pensò: i figli si fanno per gli altri e non per se stessi, a cominciare dai figli stessi.
Guardò l’ora sul videoregistratore in disuso, ma rigorosamente acceso: le 19 e 55. Alle 20 esatte avrebbe chiamato col cellulare; secondo i suoi calcoli sarebbe stato a pranzo.
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Mi piace…parecchio…ora vedo di inventarmi qualcosa… 😉
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Ho lasciato aperto più di uno spiraglio infatti.
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Aprì la porta con mano tremante e le gambe di burro… sperava fosse qualcuno che sapeva non sarebbe stato…
Era Bruno, il postino che ogni volta che le portava la corrispondenza univa anche un piccolo pensiero per lei, un cioccolatino, un fiore…
Questa mattina era venuto a consengnarle una lettera…
La prese e si sedè sulla sua vecchia sedia a dondolo… era una lettere che sembrava antica… ma sapeva di buono… di promesse non mantenute che ancora facevano male… di speranza…
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Anche se dietro la porta c’era solo il postino, che conosceva molto bene, questa volta non portava la normale corrispondenza accompagnata da un cioccolatino per lei.
Li consegnò una lettera giallastra, aveva l’aspetto d’essere stata dimenticata negli anni in qualche cassetto. Aspettò che Bruno se ne andasse per poi aprirla in tutta tranquillità.
Verso sera con una tazza di tè fumante in mano decise che era arrivato il momento, sulla busta non c’era scritto niente, a parte il suo indirizzo.
Quale sorpresa quando vide la calligrafia, quella sottile linea nera di una piuma del passato, il suo passato che tornava, e adesso li faceva tremare le mani…
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